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farfalla

mercoledì 27 novembre 2013

I due

Roscio detto il fiero, se ne stava ciondoloni sul muretto e la coda oggetto a se stante, si muoveva sinuosa al ritmo di una lenta melodia immaginaria. Tutt’altro le orecchie, che invece si erano allertate rilevando un certo interesse per qualcosa o qualcuno che da lì a poco sarebbe apparso alla sua vista.


Infatti di punto in bianco, il suo rivale più giovane di lui, spuntò baldanzoso da sotto una fila di macchine in fondo alla strada, dirigendosi nel campo incolto dirigendosi proprio verso la postazione di Roscio.
Era Grigio che si era guadagnato, con la sua naturale intraprendenza mista anche ad una abile coccolagine, che agli umani piaceva moltissimo, l’affetto di quasi tutta quella categoria.
Ma alla comunità dei gatti, la sua sfacciataggine invece appariva oltremodo sconcertante e assolutamente stupida, figurarsi a Roscio che lo aveva anche come concorrente in amore.
Tuttavia Grigio tranquillo e apparentemente noncurante, avanzava con una certa solerzia caracollando sul terreno accidentato fino ad avvicinarsi a qualche metro al di sotto della postazione di Roscio.
Roscio lo guardò passare con occhi vacui, ma che si animarono nell’istante in cui Grigio, percependo la sua presenza, tirò su la testa per fissarlo come per dire “Occhio che t’ho visto”.


Ma la soddisfazione Grigio non l’ebbe, poichè Roscio spostò lo sguardo verso la collinetta sulla sua destra, ignorandolo completamente.
Grigio fu ugualmente appagato della sua mossa e a passo lento riprese la sua passeggiata, indifferente dell'altro resto del mondo. In fondo lui era consapevole che quel tacito modo di adocchiarsi, non poteva essere passato inosservato e che in quella falsa parvenza di indifferenza mostrata da Roscio, ci fosse lo stesso suo interesse. Così avanzò baldo ancora per un pò, fino a che non svoltò l’angolo del muretto, scomparendo così alla vista di Roscio.
Roscio che non aveva più sott’occhio il suo rivale, scattò in piedi avviandosi con un certo fare incuriosito, lungo il perimetro del muretto e non si fermò fino a che non lo rivide. Assicuratosi di averlo sotto il suo sguardo per controllare ogni suo minimo movimento, si sdraiò allungando le zampe a mo' di sfinge.
Grigio l'esperto navigato, aveva sentito arrivare già da molto lontano, la macchina dell’umana che di più l’amava e che più di tutti desiderava il suo affetto. Così senza perdere un secondo la stava raggiungendo per essere il primo a salutarla.
Roscio che non aveva intenzione di scendere dal muretto, e nel caso lo avesse fatto, sarebbe stato solo se l’umana appena giunta, come era solita fare, comunicasse alle sue orecchie quel dolce tintinnar di cibo che altro non era, il preludio di una grande abbuffata. Ma in ogni modo l'interesse per il suo competitore e delle sue attività non era scemato.
D’un tratto miagolii e versi strani riecheggiarono insistenti nella strada in direzione della macchina dell’umana. Bizzarri alle orecchie di Roscio che fissava tra l’attento e lo stupito le moine dei due che si erano appena incontrati. Non ci badò più di tanto, solo quando avvertì quell'altro rumore familiare che risuonava dolce nelle sue orecchie feline, decise di muoversi.
Con un balzo da lince fu secondo, ma pur sempre il primo a mangiare senza dover miagolare e fare smancerie per un pò di cibo.