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farfalla

lunedì 25 novembre 2013

Una notte (parte 2)



Così tremavo, già non mi era mai capitato di tremare dalla paura e se lo chiedi in giro, ci pensano un attimo e ti dicono che è solo un modo di dire, che al limite puoi tremare di freddo.
Ebbene io stavo proprio tremando di paura, accidenti a me e accidenti anche a l’extraterrestre, che se mi avesse avvertito prima, mi sarei anche potuto preparare, ma che, sarei morto prima che venisse a prendermi.


L’entità percepì in qualche modo la mia angoscia, deve essere stato così, visto che d’un tratto avevo la sensazione di non essere più in corsa, bensì fermo e avvolto in una luce bianca abbagliante. 
Ho creduto davvero che lì sarebbe arrivato la fine del viaggio e anche la mia. 
L’entità si era sbagliato ci aveva ripensato, quell’umano, che sarei io, non era proprio il tipo adatto a simili avventure, per questo aveva fermato tutto. Voleva farmi un piacere, ma poi si era accorto che in fondo, non ero altro che un tipo pieno di fisime, un povero pusillanime che credeva di poter fare ogni cosa. e poi nella pratica quando era il momento, se la faceva sotto.
Essì che avevo letto e riletto Asimov, il mio mito in cielo e in terra, fatto nottate a vedere la mia serie televisiva preferita Star Trek, tutto inutile, era finita lo sapevo.
Insomma per tornare alla luce abbagliante di prima, ci stavo dentro in piedi, nudi per altro e senza toccare terra in pratica librato nell'aria.
Mi viene in mente che se qualcuno mi avesse visto in quel momento, avrei potuto somigliare ad un santo, con tutto il rispetto, di uno di quei quadri in stile bizantino, che veniva raffigurato in cielo, avvolto da nuvole bianche. 
Poi mi resi conto che lentamente stavo scendendo, calavo giù dritto come un salame, in un “Non-so-dove e non ci voglio guardare.”
Se il mio cuore non schiantò, voleva dire che comunque gli andava gli avevo dato una bella tranvata, e non ne sarebbe sopravvissuto ad un’altra. Poco male pensavo, dopo la figura che avevo fatto.
Me ne stavo inerte, ormai convinto che l’entità non avesse e non volesse più, portare a termine la missione che si era preso a carico. Magari stava pure litigando con i suoi simili, che gli dicevano di lasciarmi andare dove capitava. Dunque dicevo, mi aspettavo che da un momento all'altro manovrasse quella luce, per abbandonarmi in un posto sperduto di un altro pianeta o sulla terra in chissà quale epoca, tanto mi dicevo, che importava a loro di quest'essere da poco conto in confronto alla loro intelligenza. 
Così distrutto da mille pensieri negativi, cominciai a scendere lentamente. Attendevo di toccare così da salame con gli occhi chiusi, con le punte dei piedi un… niente perchè non sapevo cosa aspettarmi, volevo solo che non facesse male.
Ancora con gli occhi chiusi e il malconcio cuore che era arrivato in gola, toccai erba, ebbene si la sentii bene era erba secca, non era fastidiosa, ma sapevo senza vederlo che era grano, ed ero anche consapevole dell’ambiente. 
Mi trovavo in una tiepida e serena notte d’estate, in un campo di grano e in alto poco più in là sulla collina, pur senza vederla ma sapevo che stava proprio lì, c’era una fattoria col tetto e le sue due finestre illuminate. 
Poi più nulla, solo un grande senso di appagamento e gratificazione al mattino quando mi svegliai.
Ancora oggi dopo tanto tempo quando ci ripenso, sento le stesse cose e immagino che un giorno quell’entità possa tornare, così che io abbia la possibilità di chiarire, che lui non si era sbagliato, io ero pronto ma non lo sapevo, e poi fare due chiacchiere tra amici.
Premetto che non faccio uso di nessuna sostanza sballante, poichè riesco a sballarmi da me.
FINE

©tutti i diritti riservati Limpha.nefer

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